Edizioni quattrocentesche illustrate della Biblioteca di Santa Scolastica a Subiaco – Parte II, 2

09/09/2020

Edizioni quattrocentesche illustrate della Biblioteca di Santa Scolastica a Subiaco – Parte II, 2

Parte II, 2 - Testi devozionali: Sermones e Meditationes

Degne di nota tra le edizioni sublacensi illustrate di argomento devozionale sono anche due raccolte di Sermones de tempore et de sanctis e una delle Meditationes vitae Christi.

La prima edizione di questo gruppo contiene I Sermones di San Bernardo di Clairvaux, insieme a una collezione di sue omelie e lettere, e fu stampata a Venezia per Lucantonio Giunta dal tedesco Johannes Emericus de Spira, nel 1495.

I Sermones di San Bernardo sono naturalmente di particolare rilievo nell’ambito della biblioteca di un monastero benedettino. Se è vero che sopravvivono oggi sei edizioni precedenti a quella conservata a Subiaco, questa rappresenta però la prima stampata a Venezia.

Tra le edizioni precedenti che sopravvivono oggi, la prima a contenere illustrazioni è quella della traduzione olandese dei Sermones, stampata a Zwolle da Peter van Os nel 1484-1485, e poi riprodotta nuovamente dal medesimo stampatore dieci anni dopo. Mentre l’edizione olandese contiene diciotto illustrazioni con diversi personaggi ed episodi della Bibbia, in quella veneziana che si conserva a Subiaco solo la prima pagina A1r è illustrata.

La pagina è definita infatti da un bordo silografico tipico della produzione veneziana dell’epoca, con decorazioni di fiori, frutta e animali composto da due diverse matrici, che occupano i margini sinistro e superiore della pagina, dove la matrice alla sinistra della pagina si caratterizza per la presenza di un putto al centro della decorazione.

Questo tipo di bordo si trova spesso in anni precedenti impiegato nella tecnica della cosidetta ‘xilominiatura’, già menzionata nell’Introduzione, che caratterizza soprattutto le prime copie decorate di edizioni a stampa e che consisteva nel velocizzare il processo di decorazione della singola copia attraverso l’impressione sulla copia, in un momento successivo a quello della stampa del testo, di singole matrici, soprattutto bordi, che poi potevano o meno essere rifiniti dal miniatore.

Nel caso di questa edizione però la presenza dello stesso bordo su diverse delle copie della edizione ci induce a credere che le matrici silografiche dei due bordi fossero state inserite nella stessa forma di stampa del testo, considerazione sostenuta dall’epoca di produzione di questa edizione, verso la fine del secolo, quando ormai la pratica era diffusa tra gli stampatori.

Oltre al bordo, la prima pagina dei Sermones di San Bernardo conservati a Subiaco contiene una silografia rettangolare che ritrae la scena dell’Annunciazione; alla base della matrice si trova inciso il saluto dell’Arcangelo Gabriele alla Vergine: ‘Ave Maria gratia plena’. La vignetta sembra essere stata impiegata per la prima volta da Giunta nell’edizione della Vita di Gesù Cristo e della Vergine Maria stampata per lui dallo stampatore vercellese Giovanni Rosso nella primavera 1492 (si noti che la matrice non fu invece impiegata nella Bibbia in volgare di Giunta del 1490, di cui si è detto sopra). Tolto il bordo di cui si è già detto e le due iniziali silografiche decorate ‘S’ e ‘Q’, che pure si trovano ad A1r, questa illustrazione costituisce di fatto la principale rappresentazione figurativa dell’incunabolo.

 San Bernardo, Sermones de tempore et de sanctis, Dettaglio

  San Bernardo, Sermones de tempore et de sanctis [Venezia: 1495] (XVII.A.19), pagina iniziale. Dettaglio

 La scelta riflette la rilevanza che Bernardo di Clairvaux assunse nel rafforzare e diffondere l’importanza del culto mariano nella prima metà del XIII secolo, ed è in linea con il contenuto del testo: il primo sermone è infatti un commento al Vangelo di Luca 1, 26-27: «In illo tempore, missus est angelus Gabriel a Deo in civitatem Galilaeae, cui nomen Nazareth, ad virginem desponsatam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen virginis Maria» (“A quel tempo l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazareth, ad una vergine sposata a un uomo di nome Giuseppe, della casa di Davide, che aveva nome Maria”).

I Sermones di San Vincenzo Ferrer erano un testo molto diffuso nel Quattrocento. Il predicatore domenicano era stato canonizzato nel 1455, trentaquattro anni dopo la sua morte a Vannes nel 1419, e il buon numero di edizioni a stampa sopravvissute fino ad oggi – sedici in tutto, fino alla fine del Quattrocento, testimonia la sopravvivenza di una certa popolarità del testo anche negli anni successivi all’introduzione della stampa.

L’edizione si articola su tre volumi, e il monastero di Santa Scolastica ne possiede due copie, una delle quali mutila e consistente solo nel volume terzo. La presenza di illustrazioni in questa edizione è limitata ai frontespizi dei tre volumi, tutti decorati con la stessa silografia a piena pagina, che rappresenta il Santo. Sono presenti alcuni di quelli che si andavano fissando come elementi tipici dell’iconografia del Domenicano: lo vediamo infatti raffigurato con l’abito dell’ordine, l’indice alzato nell’atto della predicazione, la mano sinistra impugnante il crocifisso e il giglio, segni del sostegno alla Guerra Santa. A partire dal 1398 infatti Vincenzo Ferrer, dopo aver abbandonato la corte del papa avignonese Benedetto XIII, che aveva servito come confessore personale e consigliere, dedicò gli ultimi anni della sua vita alla predicazione, viaggiando soprattutto nella penisola iberica.

Ai suoi Sermones vennero presto associati episodi di taumaturgia, ma anche pentimenti di peccatori incalliti e conversioni di eretici, ebrei e musulmani spagnoli. Numerosi sono, nei suoi testi, i riferimenti soprattutto in funzione antisemita, che andranno senz’altro messi in relazione con i decisi provvedimenti presi da Benedetto XIII in funzione anti-ebraica tra cui le Ordinanze di Valladolid (1411) e le disputazioni di Tolosa (1413-1414).

 San Vincenzo Ferrer, Sermones de tempore et sanctis [Venezia: 1496]

San Vincenzo Ferrer, Sermones de tempore et sanctis [Venezia: 1496] (II.C.19.1), frontespizio. La nota di possesso del XVI secolo 'Iste liber est Sacri Monasterij Casinensis' (‘Questo libro appartiene al sacro monastero di Cassino’) si riferisce al possesso del volume da parte del monastero di Montecassino. I volumi saranno quindi arrivati a Santa Scolastica insieme a uno dei monaci.

 
Nell’angolo superiore destro delle silografie si trova una rappresentazione di Dio e della fiamma dello Spirito Santo, verso cui il domenicano rivolge lo sguardo e il dito. Si tratta di un altro elemento ricorrente nell’iconografia di Ferrer, a richiamare l’ispirazione divina della sua predicazione.

In Italia, e specialmente nell’area Veneto-Padana, il soggetto era stato rappresentato in forma pittorica lungo tutto il Quattrocento da alcuni tra gli artisti più celebri dell’epoca: tra i molti casi basterà ricordare qui il Polittico di San Vincenzo Ferrer nella chiesa veneziana dei Santi Giovanni e Paolo (in veneziano San Zanipolo) a opera di Giovanni Bellini (c. 1470), lo scomparto centrale del Polittico Griffoni di Francesco del Cossa, datato 1472-1473, oggi alla National Gallery di Londra, e la predella dello stesso, con le Storie di San Vincenzo Ferrer, dipinta negli stessi anni da Ercole de’ Roberti, oggi conservata alla Pinacoteca Vaticana di Roma.

Giovanni Bellini, Polittico di San Vincenzo Ferrer (1464-1470)

 Giovanni Bellini, Polittico di San Vincenzo Ferrer (1464-1470), Venezia, Basilica di San Zanipolo

L’edizione latina delle Meditationes vitae Christi conservata a Santa Scolastica fu stampata a Venezia dal piemontese Manfredo Bonelli nel 1497 e sopravvive oggi in più di cinquanta esemplari. L’opera propone al lettore una serie di episodi tratti dal nuovo testamento da leggere e su cui meditare, divisi per giorno della settimana.

Il testo delle Meditationes, tradizionalmente attribuito a San Bonaventura ma più probabilmente composto da altro autore francescano, costituisce una delle più importanti e diffuse composizioni devozionali del medioevo europeo. È datato ai primi anni del Quattordicesimo secolo e venne scritto in Toscana. Diversi aspetti cruciali che riguardano la genesi del testo, e in particolare la data precisa di composizione, l’autore, e la lingua in cui fu inizialmente scritto, sono ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi. Certa resta, comunque, la vicinanza del testo all’ambiente francescano, testimoniata dai richiami al tema della paupertas, a vari termini tratti dalla Regula, e ad episodi della Legenda maior di Bonaventura e alla Legenda di Santa Chiara.

Fino dalla sua circolazione manoscritta, di cui restano oggi più di duecento testimoni, il testo si presenta spesso accompagnato da immagini. Per quello che riguarda le edizioni illustrate italiane stampate nel Quindicesimo secolo, ne sopravvivono oggi una quindicina. Tra queste, l’edizione Bonelli di cui si conserva copia a Santa Scolastica sembra costituire un unicum, in quanto accompagna le illustrazioni al testo latino delle Meditationes, mentre gli altri casi di edizioni illustrate sembrano riportare tutti il testo italiano. Un antecedente del testo latino stampato da Bonelli, che include anche i Versiculi arboris vite Christi e il cosiddetto Canticum de sanctissimo nomine Jesu Christi, attribuiti rispettivamente dall’ISTC a Bonaventura e a Giovanni Peckham, si ritrova nell’edizione stampata a Pavia nel marzo 1490 e attribuita a Francesco Girardengo e Giovanni Antonio Birreta per Giacomo di Pochidrappi da Borgofranco (ISTC ib00896000).

L’edizione Bonelli contiene, al recto e al verso del foglio iniziale, due grandi silografie della crocifissione e la copia sublacense è legata con due cinquecentine: una Meditatio deuota Passionis Domini nostril Iesu Christi, a sua volta illustrata, sempre con immagini della crocifissione, e un Summario per confessarsi brevissimo in caratteri gotici, fortemente mutilo. 

 

Meditationes vitae Christi [Venezia, 1497], A1v crocifissione                                          Meditationes vitae Christi [Venezia, 1497], A1r deposizione

Meditationes vitae Christi [Venezia, 1497] (II.D.12/2), A1r deposizione -  A1v crocifissione